Oggi si celebra la Giornata mondiale della radio. Era il 13 febbraio del 1946, quando andò in onda la prima trasmissione radiofonica dell’Onu. Per festeggiarla bisognerà aspettare il 2012: in quell’anno, infatti, le Nazioni Unite hanno istituito il World Radio Day, dopo che la Conferenza generale dell’Unesco ne aveva riconosciuto l’importanza l’anno precedente. Una festa internazionale, ma con radici italiane. Era, infatti, il 5 marzo del 1896 quando il fisico Guglielmo Marconi brevettò la radio per la prima volta. La validità della sua scoperta, però, fu riconosciuta solo quando il segnale riuscì ad arrivare oltreoceano, nel 1907. Una scoperta che, nel 1909, gli valse il premio Nobel per la Fisica e che cambiò la storia delle comunicazioni. In Italia il 27 agosto 1924 nasce l’Unione Radiofonica Italiana (Uri), con sede a Roma, che comincia a trasmettere il 6 ottobre. Con un regio decreto, in data primo maggio 1924 viene definito il contenuto delle filodiffusioni: teatro, notizie, conversazioni, concerti. Nel 1927 l’Uri diventa Eiar e lo Stato Italiano le affida in concessione esclusiva le trasmissioni radiofoniche. Fino al 1974 nel nostro Paese, la radiodiffusione rimane ad esclusivo appannaggio dello Stato. Poi, nel 1974, la Corte Costituzionale consente ai privati di trasmettere localmente via cavo. Una sentenza di portata storica, che dà il via libera, in molte città italiane, all’apertura di radio private via etere. Due anni dopo, nel 1976, una seconda sentenza della Corte Costituzionale liberalizza la trasmissione via etere in ambito locale.
