Il colore dei nostri occhi influenza chi abbiamo di fronte. Gli occhi chiari, in particolare azzurri, non ispirano molta fiducia, almeno secondo una ricerca portata avanti dalla Charles University in Repubblica Ceca che ha segnalato quali sono i tratti somatici maggiormente degni di fiducia. L’esperimento è stato condotto su un gruppo di volontari a cui è stato chiesto di guardare alcuni volti ritratti in foto e segnalare, tra questi, quelli che per loro ispiravano più fiducia, prestando particolare attenzione alla forma del viso e al colore degli occhi. I numeri hanno decretato che le persone indicate come degne di fiducia avevano in maggior parte gli occhi castani e il viso tondo con bocca e faccia prominenti. I volti segnalati come meno affidabili avevano invece gli occhi azzurri.
Aggiungendo un ulteriore esperimento che chiedeva di considerare solo il colore degli occhi a parità di forma del viso, è emerso che a questo punto il fattore “colore occhi” non influenzava più il volontario. Ciò significa che la forma del viso è quella che maggiormente influenza il nostro giudizio. Secondo gli studiosi, un viso paffutello viene ricollegato a un aspetto infantile e quindi a qualcuno di innocuo, innocente. Un interrogativo che invece gli studiosi si sono posti è perché gli occhi azzurri sono così diffusi nel nord Europa, se hanno lo svantaggio evolutivo di farci sembrare meno affidabili? La risposta potrebbe essere semplicemente che gli occhi azzurri sono considerati belli e questa bellezza attrae immediatamente l’interlocutore (anche se non ispira fiducia), questo è già un ottimo vantaggio per la specie. La maggior parte delle persone nel mondo ha gli occhi marroni (più fiducia generale, quindi). Il blu è il secondo colore più comune a livello globale, con stime che suggeriscono che l’ 8-10% delle persone abbia gli occhi blu. In Italia, circa il 27% delle persone ha gli occhi blu/azzurri. Gli scienziati credono che sia possibile ricondurre tutte le persone con gli occhi azzurri a un antenato comune, che probabilmente aveva una mutazione genetica che riduceva la quantità di melanina nell’iride.

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